L’Italia continua ad avere un ottimo fatturato nel mercato della ceramica. Spagna in crescita, crollo dell’Export Cinese specialmente negli USA.
A fronte di un 2020 partito bene, tra marzo e aprile, l’industria italiana delle piastrelle ha perso 350 milioni di euro, su un giro d’affari annuale di 5,34 miliardi.
Tra aprile e maggio, dopo lockdown più o meno lunghi, l’industria ceramica è ripartita, gradualmente, quasi in ogni parte del globo, ma per i produttori di ceramica e i fornitori di tecnologie, materie prime e smalti il prezzo da pagare è stato molto alto.
I dati dall’Europa
Le 279 imprese ceramiche italiane stanno lavorando oggi al 50% della loro capacità produttiva e fanno i conti con un 2019 chiuso al di sotto delle aspettative.
Nel 2019, il giro d’affari complessivo è rimasto sostanzialmente stabile rispetto all’anno prima (-0,7%) a 6,5 miliardi di euro (407 mil. mq), di cui 4,8 miliardi (325 mil. mq) di export e 1,7 miliardi (84 mil. mq) sul mercato interno.
Gli investimenti, indice importante della fiducia degli imprenditori, sono a 373 mil. € (il 7% del fatturato globale), in calo rispetto all’anno precedente, quando erano ancora in vigore gli incentivi fiscali, ma a livelli nettamente superiori ai livelli pre “Industria 4.0.
In Spagna, nel distretto ceramico di Castellon, l’associazione dei produttori di piastrelle Ascer stima una perdita di fatturato in aprile di circa 160 milioni di euro, ossia il 45% in meno rispetto ad aprile 2019.
L’industria spagnola delle piastrelle ceramiche ha invece chiuso il 2019 con un giro d’affari in crescita del 4% a 3.470 milioni di euro. Bene sia l’export (+3%) che il mercato interno (+8%). In calo la produzione a 503 milioni mq (-5%)
Grandi i timori anche dei colorifici italiani e spagnoli, colpiti dal brusco calo di domanda.
In Spagna, il fatturato, nel mese di aprile, è calato del 40% rispetto allo stesso mese del 2019, segnando un -49% sul mercato interno e un -37% per l’export. Nel mese di maggio ha segnato un peggioramento rispetto ai risultati, già negativi, di fine aprile, calando, secondo l’associazione di categoria ANFFECC, del 43% sullo stesso periodo del 2019. A preoccupare resta l’attività rivolta ai mercati esteri che, per i colorifici spagnoli pesa per oltre il 70% del giro d’affari annuale.
Più o meno dello stesso ordine di grandezza è la flessione dei ricavi registrata in aprile anche dai colorifici italiani, come confermato da Claudio Casolari, Presidente di Federchimica-Ceramicolor.
Cosa succede nel resto del mondo
Negli USA, dove già si erano evidenziati i primi segni di debolezza del mercato ceramico nel primo trimestre dell’anno, è probabile un ulteriore peggioramento delle vendite nel secondo e nel terzo trimestre, come segnala Gianni Mattioli, presidente di Tile Council of North America, in ragione anche delle previsioni negative sull’edilizia residenziale nel 2020 della National Association of Home Builders (NAHB) che indica un possibile calo del 5,3% a 1,23 milioni di nuovi cantieri.
In calo le importazioni negli USA nel primo trimestre, crollo della Cina (-98%) a causa dei dazi e calo del Messico (-7%), mentre tengono bene Italia (+3%) e Spagna (+5%), comunque poco influenzate dal crollo Cinese, del quale hanno invece beneficiato paesi che hanno produzioni di materiali a minor valore aggiunto, come Turchia (+20%) e Brasile (+20%) a cui si sommano dei newcomer come India (+400%), Vietnam e Malesia.
Confermando il trend negativo ininterrotto ormai dal 2014, infatti, anche il 2019 è stato un anno nero per l’export cinese di piastrelle. I volumi esportati sono scesi dagli 854 milioni mq del 2018 ai 770,5 milioni del 2019, con una contrazione del 9,8%, in deciso peggioramento rispetto al -5,9% registrato l’anno prima.
In forte calo l’export in Asia, sceso a 477,6 milioni mq (39 milioni mq in meno dal 2018, -7,6%)
Più contenute le perdite in volume in America Latina (75,5 milioni mq, 3 in meno sul 2018) e in Oceania (31,8 milioni mq, 4 in meno), così come in Europa (EU e extra EU), dove ormai l’import dalla Cina è solamente di circa 20 mil mq.
Stabile a 120 mil. mq (-55% dai picchi del 2014) l’export cinese in Africa.
Crollo in Nord America, (-43,9%), con esportazioni scese da 80,5 a 45,2 milioni mq. conseguente all’introduzione in USA dei dazi compensativi (a settembre) e antidumping (a novembre) sulle piastrelle importate dalla Cina. Inoltre, come abbiamo visto, nel primo trimestre 2020 l’export cinese si è completamente fermato.
La crescita del Bangladesh
Con un progresso del PIL che viaggia oltre il 7% da alcuni anni, il Bangladesh è tra le economie mondiali a più rapida crescita.
Sono nate nuove aziende, oggi se ne contano già 28, e in soli 5 anni, la produzione di piastrelle è cresciuta del 150%, raggiungendo, a fine 2018, i 119 milioni mq (+19% sul 2017 e +40% sul 2016).
Tra i maggiori produttori bangladesi figura DBL Ceramics, che vanta uno stabilimento completamente automatizzato, realizzato con tecnologia italiana. Tra i suoi partner tecnologici, Sacmi, System Ceramics, Tecnoferrari, Air Power, Cami.